domenica 20 gennaio 2013

ognun per sé ed io per tutti

ho più o meno sempre pensato che qualsiasi scelta è una scelta egoista, cioè che ognuno fa le scelte secondo quanto lo fa stare meglio --ma torniamo dopo su questo. La teoria dei giochi pare essere d'accordo, in un senso specifico: si parla di strategie che massimizzino (che brutta parola) la propria utilità (anche questa non scherza), indipendentemente da quella altrui. Lo ridico, ogni giocatore gioca cercando di guadagnare più che può dal gioco.
In effetti, uno dei concetti di equilibrio di un gioco, è quello di una situazione in cui ogni giocatore non ha nessun guadagno personale a cambiare strategia, posto che gli altri non la cambino.
Dunque, tutto quanto è ognuno contro ogni altro, o --meglio-- ognuno per sé e dio per tutti. Faccio anche notare che i giocatori che si comportano così sono definiti _razionali_ ..un po' come dire che chi non fa il proprio tornaconto è un po' scemo.

Penso che tutto ciò sia un modo giusto di vedere le cose (e per 'cose', così come 'giochi', si intende qualsiasi situazione sociale di conflitto, in un qualche senso), ma anche molto sbagliato. Spiegomi: come nella prima riga, è vero che ognuno agisce secondo quanto lo fa stare meglio, ma questo vale sia per l'_egoista_ che massimizza solo il suo guadagno, che per l'_altruista, che massimizza (basta con 'sta parola!) quello degli altri. La teoria dei giochi pretende che il giocatore razionale sia _egoista_ in questo senso stretto del termine. (sto esagerando, non conosco così bene le cose per dirlo..ma lo dico lo stesso)
La gente (razionale) in realtà non si comporta cercando di massimizzare la propria utilità a scapito di quella altrui. Il perché è evidente a questo punto. Tutti i problemi stanno nel che cosa si intende per utilità: mi pare che sia una roba un po' attorcigliata, che comprende di certo una parte che dipende da quanto ci guadagnamo noi 'materialmente', ma non solo! una parte dipende dall'utilità degli altri (!!). Quindi direi che se vogliamo parlare di un conflitto realistico, questo 'benessere' o 'utlità' o 'comevolete', salterà fuori da una qualche forma di interazione, e non può essere (totalmente) un dato del problema.

Quel che voglio dire è che nelle nostre scelte, noi non cerchiamo un triste massimizzare (uffA!) del guadagno, perché ci interessiamo anche agli altri. Non possiamo essere contenti se la nostra felicità siede sulla tristezza. In questo modo non stiamo massimizzando il nostro *vero* benessere.

Bene, ho finito.
Prima sentivo alla radio uno psicologo che parlava al festival della scienza di roma, e parlava proprio di questa roba; e diceva che si è 'dimostrato' (ovviamente non è vero, avranno fatto un qualche sondaggio/statistica, bisognerebe vedere come eccetera) che gli investimenti (di denaro) che rendono davvero più felici le persone, sono quelli fatti totalmente a beneficio di altri.

non so quanto sia vero, ma mi piace un sacco.