venerdì 30 settembre 2011

frullato al *naturale*

cos'è naturale?

a un primissimo livello, quello più grossolano, più orizzontale (nel senso di orizzonte) è naturale tutto cioè che deriva dalla natura, cioè tutto. e appunto, dato che ci cade dentro tutto, questo concetto non risulta molto illuminante. ma è bene tenerlo a mente: in fin dei conti tutto è naturale.

avviciniamoci dunque un pochino, per cominciare a vedere le differenze e i diversi gradi di 'naturalezza'. la prima distinzione che ci viene naturale è quella tra cose che in qualche senso c'entrano con l'uomo e cose che ne sono indipendenti.
una casa non è naturale tanto quanto un fiume.
ma perché? dopotutto la casa è fatta di pietre, legno..insomma mi capite. il punto è proprio che nella casa c'è di mezzo un'azione umana, che ''deliberatamente'' decide di 'modificare' la natura (ma mi piace comunque ricordare la visione orizzontale, questa modifica è pur sempre *nella* natura e non fuori). una piccola parentesi qui: molti altri animali 'modificano' la natura (a dire il vero tutti), ma in questi gesti noi non riconosciamo un'innaturalezza. quindi sembra che attribuiamo alla razionalità (che pensiamo una nostra prerogativa, ma ci sarebbe da discutere) una capacità di essere un pochino più fuori dalla natura.

non solo, possiamo andare ancora un po' più vicino, e vedremo che all'interno dello uomo stesso, noi riconosciamo una differenza, una sfumatura di naturalezza che va decrescendo dall'animalità, instinto ec..al ragionamento ecc...
quindi l'uomo stesso può fare cose più o meno naturali, essere più o meno naturale.

non è poi detto che quel che la ragione dice di fare non sia in un qualche modo collegato a quello che l'istinto dice di fare. cioè a dire, andando ancora più vicino, le cose si spaccano e confondono ulteriormente, come guardare un film appiccicati allo schermo. e qui, dunque, ci si incastra e i ragionamenti si piegano su se stessi. i miei senz'altro.

una cosa che mi sembra importante, e che si inserisce a questo livello di sguardo (quello incastrato), è questa: la naturalezza è trasversale al giudizio etico. ossia, non tutte le cose naturali sono buone e quelle non-naturali cattive.
a volte sentiamo giustificazioni di azioni col fatto che sono naturali. ma c'è qualcosa che non va: molto del nostro essere (razionale?) è di fatto un agire *contro* quel che è naturale (anche qui però, sarebbe un contro nella natura, quindi viene anche da chiedersi com'è possibile che la ragione, che a livello più alto è pur sempre un prodotto della natura, in un certo senso la rinegghi, la giudichi e la rinneghi). in effetti molte cose naturali sono semplicemente ingiuste, brutte, dissonanti (basta vedersi un po' di national geographic =)...è naturale 'farsi giustizia da sé' ad esempio , la 'legge della giungla' non è il massimo di giustizia sociale, ecc... non fatemi fare esempi che siete molto più bravi voi di me (mangiare animali è naturale, ma questo lo rende una cosa *da fare*?oppure: la mononogamia non è naturale per l'uomo, abbiamo desideri, istinti ecc.. eppure la scegliamo (questo la rende speciale))
altre volte, invece, la ragione ci spinge a scegliere quel che è più naturale, ad esempio preferiamo mangiare cose su cui l'uomo ha agito, modificandole, il meno possibile.

quindi? quindi un bel niente, dopo essermi incartato rigirato e contorto più di una volta, tanto vale pensarci ancora un po'.

mercoledì 7 settembre 2011

lo specchietto rentrovisore

l'altra sera, ho rotto lo specchietto. dell'automobile. il destro. Andavo forte, la strada era stretta. mi pareva di essere attento e di avere tutto sotto controllo, come sempre. eppure l'ho rotto. non me n'è importato molto. è solo uno specchietto, capita..con mia grande gioia, riesco a non farmi angosciare da cose come queste. Fin qui, tutto bene. poi cominci a dirlo, prima ad uno, poi ad un altro. e salta fuori la domanda 'ma dove hai sbattuto?' e tu, senza nemmeno pensarci molto, 'mah in un paletto, per la strada'. è questo sentire il bisogno di mentire, il vergognarsi della verità, che mi ha fatto capire che avevo sbagliato qualcosa, che avevo fatto qualcosa di cui --appunto-- mi sarei vergognato. Ne ho rotti due di specchietti. La strada era stretta, andavo forte, e c'era un'auto parcheggiata, e ci ho preso contro. Una bella botta, di sicuro l'ho sentita bene, di sicuro anche lì per lì mi sono accorto che dovevo avere sbattuto in quella macchina e che --con ogni probabilità-- avevo rotto anche il suo di specchietto. ma la strada era stretta, e dovevo trovare da parcheggiare, e non potevo fermarmi lì, e sono andato avanti e basta. e la cosa più brutta, in tutto questo, è appunto che per capire, per digerire *veramente* che avevo fatto una cazzata, non è bastato il farla: è servito il doversene vergognare e il mentire con gli altri, per poi capire e digerire. chissà quante cose facciamo di cui ci vergogneremmo, prima con gli altri e poi con noi stessi..e che invece lasciamo andare senza pensarci e senza digerire e senza capire che noi, quello, non l'avremmo fatto, se... se cosa?