venerdì 5 agosto 2011

piccolo uomo

"il treno era quasi vuoto, a parte un'orda di casalinghe di lusso che andavano in città a spender soldi. Faceva senso vederle lì tutte uguali, come se fossero lo stesso modello di automobile ma di anni diversi: una aveva un prendisole bianco a strisce rose, un'altra un prendisole rosa a pois verdi. Tutte avevano i sandali e gli occhiali da sole firmati sui capelli pettinati più o meno allo stesso modo. L'ho trovato uno spettacolo un po' deprimente, perché avevo sempre pensato -- o sperato -- che gli adulti non fossero necessariamente schiavi dello stesso cieco conformismo di tanti miei coetanei. Ero sempre stato impaziente di diventare adulto perché pensavo che il mondo degli adulti fosse, be'...adulto. E che quando stavano insieme, gli adulti non facessero branco o si comportassero da stronzi, che per loro non fosse più il concetto di «in» e «out» a decidere le relazioni sociali, ma ormai cominciavo a capire che quel mondo era stupidamente brutale e pericoloso come il regno dell'infanzia."
un giorno questo dolore ti sarà utile--peter cameron

va bene, va bene...i soliti discorsi, avete ragione. però la sensazione descritta qui credo l'abbiamo avuta tutti una volta o l'altra: quella di capire, guardandosi indietro, che non esiste ''il mondo degli adulti'', che il tempo passa, la gente cresce --eccome-- ma certi meccanismi rimangono tali e quali, infantili. Per fortuna --si può pensare-- che rimane qualche cosa di 'piccolo' dentro di noi. Certo, sono assolutamente d'accordo: peccato che spesso rimangano le cose sbagliate...e più che cose 'da bambino', rimangono le cose brutali e volgari.