mercoledì 25 luglio 2012

stationary figure

(_philip guston_)

certo il caldo -e il dipartimento che sembra rimini a dicembre- aiuta a sentirsi (mi do del si) statici; ma perché c'è sempre bisogno di uno stimolo -per non dire una qualche forma di obbligo- per mettere energia nelle cose che si fanno? bloccato (tipo che invece di lavorare cerco figurine da mettere qui..c'è da dire che mi diverto però, a cercare le figure).

lunedì 16 luglio 2012

we build for eternity (?)

quando ero in scozia ho visitato una distilleria di whisky (rigorosamente senza e). una roba tutta molto turistica, con negozio di cianfrusaglie e souvenir vari, visita guidata con signorina (molto gentile) che ti porta in giro, ti spiega un po' di storia, un po' di meccanismi (pochi, che la gente si stanca quando si va sul difficile, soprattutto se non è che poi del whisky gliene freghi più di tanto, solo passava dalla scozia e vuoi non vedere la distilleria? giustamente.) e poi c'è la degustazione finale. tutto senza sborsare un centesimo. molto carino.

c'è una cosa che mi ha colpito del whisky. che si sa benissimo, sia chiaro...ma è uno di quei momenti in cui c'è bisogno di un po' di rito perché una roba che sai già ti diventi davvero chiara. la cosa è banalmente questa: dodici anni! questi prendono l'orzo, lo fanno fermentare, lo distillano (un paio di volte) e lo mettono nelle botti. poi aspettano dodici anni, almeno (!).

quando ero lì ho pensato immediatamente che il whisky è una roba di un mondo che non c'è più. il modo di pensare che c'è dietro, voglio dire. è un po' come i coccodrilli o i ginko biloba, dei fossili viventi, che sono sopravvissuti in qualche modo, ma non ci azzeccano con il contorno.
poi, ora, tutto quanto il mondo del whisky, il suo vestito per così dire, è perfettamente inserito nel meccanismo commerciale produttivo, pubblicità, marketing e compagnia cantante. ma a guardarlo dall'alto, la filosofia, l'idea, sono roba che ha l'odore del mondo vecchio, roba che non c'è più. (niente giudizi di merito, anche se si potrebbero pure fare)

e mi è venuto anche in mente che da qualche parte ho sentito Daverio (il tipo strampalato -e un po' arrogantello- di Passepartout, per intenderci) che raccontava di un suo incontro con qualche americano venuto in italia. questo si era stupito molto dell'urbanistica delle città medievali, e della loro 'resistenza' al tempo. (forse non era porprio di questo, ma il concetto rimane). e lui (Daverio) ha detto 'we build for eternity' e l'altro 'you're right man, we build for real estate'.
eccole qua le due filosofie. (ora c'è pure il merito.)
purtroppo (eccolo il merito), non è più vero neanche per noi, e da un sacco di tempo.