giovedì 28 febbraio 2008

Il Principio Antropico


Ebbene sì, non riesco ad esimermi dal parlare qui di Fisica. Metterò i post relativi a questo argomento sotto l'etichetta Deformazione Professionale..così sapete come evitarli facilmente. Ovviamente tutto ciò che scriverò è tutto tranne che autorevole, per cui non fidatevi troppo ;)

Detto questo veniamo all'argomento: il Principio Antropico.
In realtà si tratta più propriamente di una questione al limite tra filosofia e fisica, più che di fisica vera e propria, ma sto leggendo un libro che ne parla, per cui mi è venuta voglia di parlarne un po'.

L'idea è in breve la seguente: tutte le moderne scoperte sperimentali relative alla fisica (ma non solo) indicano che ci sono molte (alcuni iniziano a sostenere troppe) coincidenze fortuite nel come è strutturata la natura. O - per dirla meglio - ci sono una serie di parametri numerici (costante di accoppiamento dell'elttromagnetismo - la cosiddetta "costante di struttura fine" - la massa delle particelle elementari e soprattutto la costante cosmologica) che se fossero anche solo minimamente diversi avrebbero dato luogo ad un universo senza dubbio troppo ostile per albergare la vita. Quindi - vengo al dunque, dato che vi sento che non state più nella pelle - alcuni sostengono che l'unica spiegazione plausibile di queste coincidenze è che se non ci fossero, noi non saremmo qui a parlarne. Il termine coniato è, appunto, Principio Antropico.
Un po' contorto, non trovate?

Effettvamente messa così sa tanto di cazzata. Ma vediamo di espandere un po' gli orizzonti.
In molte teorie moderne (voglio sottolineare subito che non si tratta di pippe mentali di gente disturbata, non si tratta di fantascienza o roba del genere: sono scenari possibili nell'ambito della fisica moderna e ci sono migliaia di pubblicazioni scientifiche sull'argomento) gli esperti si sono accorti che l'universo potrebbe essere molto più "capiente" di quello che pensiamo. No, la parola "capiente" non è quella giusta, dato che quello che intendo è che molte teorie moderne prevedono scenari con molti universi (nota doverosa: l'universo è sempre uno solo per definizione, ma all'interno di esso ci sarebbe spazio per tanti "universi" come quello che noi vediamo), potremmo chiamarlo un paesaggio cosmico.
L'idea allora cambia e diventa la seguente: nel paesaggio cosmico c'è un numero spaventoso (provate un po' ad immaginare cosa può significare 10^500...come pensavo, non potete farcela) di "universi", la stragrande maggioranza dei quali è assolutamente inospitale: il Principio Antropico, in questa nuovo ottica, dice che noi siamo in quell' "universo" (o in uno di quei pochi per lo meno) in cui la vita è potuta nascere e svilupparsi a tal punto da potersi fare questo tipo di domande. Dal mio modesto punto di vista così suona molto più ragionevole (forse pensate che ragionevole non è una parola adatta dopo che vi ho parlato di "molti universi"... ma invece credo che lo sia).
Lo so, state pensando che sono solo ipotesi malsane e assolutamente prive di logica. Sono ipotesi, questo è vero, e non sono nemmeno particolarmente plausibili d'accordo. Ma fanno parte delle ipotesi che funzionano meglio, che riescono a dare ragione di più cose.
In effetti tutte le volte che racconto cose di questo tipo a qualcuno la reazione è una risata, come se stessi raccontando un film, ma non è così. Bisogna che la gente si abitui a pensare che queste cose sono possibli e seriamente prese in considerazione.
Scusate per quest'ultima invettiva... non riesco mai a trattenermi su questo tipo di argomenti.
Ok, ora vado a mangiare che è ora.
Alla prossima :)

lunedì 25 febbraio 2008

Tea Time

"Prendi più tè." "Non ne ho ancora preso niente, non posso prenderne di più." "Vuoi dire non puoi prenderne di meno. È facile prendere più di niente."
Lewis Carroll



Questa mi fa sempre un sacco ridere :D :D
Come compito a casa (ri)guardatevi il film!

mercoledì 20 febbraio 2008

per la serie Ipse dixit...eccone uno

"L'educazione dovrebbe inculcare l'idea che l'umanità è una sola famiglia con interessi comuni. Che di conseguenza la collaborazione è più importante della competizione."
Bertrand Russell


Io sono profondamente d'accordo con questa affermazione. Al giorno d'oggi tutti (o quasi) sostengono che la competizione sia un bene oggettivo. Io non lo credo. Penso che abbia senz'altro degli aspetti positivi, ma a quale prezzo? Che ne pensate?

Via a Ipse dixit !!


Dato l'enorme successo di pubblico e critica :) ho deciso di aprire una nuova e di sicuro apprezzata rubrica (ma come scrivo oggi?), l'ho chiamata Ipse dixit.
In pratica saranno qui postati gli aforismi che più mi piacciono, o più divertenti ecc.. con - eventualmente - qualche mia (e speriamo vostra!!!) considerazione in merito.
Per ora godetevi il busto.

giovedì 7 febbraio 2008

Jingle Bells

A volte mi sembra davvero di avere perso un pezzo, mi dico "no, senz'altro c'è qualcosa che ti sfugge". Probabilmente è colpa mia, è una forma di ristrettezza mentale...ma a volte mi capita di chiedermi - specie la domenica quando sento le campane risuonare - ma davvero nel 2008 c'è ancora chi fa queste cagate?! Scusate la franchezza, ma io credo proprio che siano cagate.
Spiegatemelo voi: ma davvero chi si professa cattolico "crede" (forse ritornerò anche su questo modo di dire) in tutte quelle cose? Lasciando perdere l'antico testamento - che pure sta proprio lì, nella Bibbia e che, mi pare, ha ben poco in comune con i Vangeli - davvero si pensa che sia vero tutto quello che raccontano i Vangeli, il discorso del figlio di dio, la resurrezione, i miracoli?! Per non parlare delle varie lettere di Paolo e compagnia bella. Non so a voi, ma a me pare che - ad esempio - la storia degli UFO impallidisca di fronte a questa serie di stranezze.

Ma passiamo sopra anche a questo. Dopotutto, miracoli e figlio di dio a parte, Gesù diceva cose ragionevoli (vorrei sottolineare l'aggettivo), direi condivisibili e intelligenti.
Ma, arrivati a questo punto, che diavolo (tanto per rimanere in tema) c'entra tutto il resto? Non si potrebbe semplicemente "credere" in Gesù (e in dio) e cercare di seguirne gli insegnamenti senza tutto il resto? Cosa mi significa la messa? Cosa mi significa recitare a memoria cose che ormai hanno perso il loro significato da tanto che sono state ripetute? A cosa serve, davvero, la comunione? A cosa serve la Chiesa?

Quello che voglio dire è che essere religiosi è comprensibile, pensare che esista qualcosa oltre questa realtà è pure comprensibile, ma tutto il contorno francamente mi sembra davvero esagerato e non capisco bene come faccia a essere ancora in piedi.

Volgio dire, uno ha la sua testa per ragionare e, a meno che non ci sia veramente un'illuminazione divina che gli da una certezza interiore di quello che pensa - ma, converrete con me che questa situazione suona molto come un "è così e basta!" - analizza un attimo la situazione e capisce (questo è il punto dove forse mi manca quel famoso pezzo di cui parlavo all'inizio) che le probabilità che le cose siano davvero come dice l'ortodossia cattolica sono praticamente nulle (come dicevo prima è molto più ragionevole credere negli UFO). E' come lanciare un dado e dire "io 'credo' che si fermerà su uno spigolo", che mi signfica? Cos'è quel 'credo'? Se lanci un dado puoi dire che scommetti su una certa uscita (nessuno scommette su uno spigolo, che ve lo dico a fare), ma non puoi esserne sicuro ovviamente. Però i religiosi sono convinti di quello in cui credono - correggetemi se sbaglio - non ammettono possibilità di errore, non dicono "secondo me esiste Dio, ma posso sbagliarmi". Quindi, quel famoso pezzo che mi manca sta proprio qui.

So già quale potrebbe essere la critica più gettonata, "non puoi parlare di religione in questo modo, non è una cosa razionale, ci vuole fede". Ok, siamo giunti al punto. L'unica vera scappatoia (perdonatemi il termine) è questa del fideismo (ne accennavo anche prima): se davvero tutte queste cose sono "sentite" come verità interne (ma che significa??) allora non ha nemmeno senso parlarne...ma - di nuovo - non suona anche a voi come una scappatoia appunto?

Va bene, direi che mi fermo. L'obiettivo di sfinire il lettore è già raggiunto da tempo,credo che nessuno sia arrivato vivo fino a qui (a parte te, furbino/a, che sei saltato direttamente a vedere il finale...non si fa!). Quindi, salute a tutti, belli e brutti :)

Edit: ho trovato questo aforisma di Russell, che mi pare giusto giusto per l'argomento...ve lo piazzo qua.

Se io sostenessi che tra la Terra e Marte c'è una teiera di porcellana in rivoluzione attorno al Sole su un'orbita ellittica, nessuno potrebbe contraddire la mia ipotesi, purché mi assicuri di aggiungere che la teiera è troppo piccola per essere rivelata, sia pure dal più potente dei nostri telescopi. Ma se io dicessi che - posto che la mia asserzione non può essere confutata - dubitarne sarebbe un'intollerabile presunzione da parte della ragione umana, si penserebbe con tutta ragione che sto dicendo fesserie. Se, invece, l'esistenza di una tale teiera venisse affermata in libri antichi, insegnata ogni domenica come la sacra verità, ed instillata nelle menti dei bambini a scuola, l'esitazione nel credere alla sua esistenza diverrebbe un segno di eccentricità e porterebbe il dubbioso all'attenzione dello psichiatra in un'età illuminata o dell'Inquisitore in un tempo antecedente.
B. Russell