mercoledì 16 luglio 2008

nel paese dei balocchi (IV)

Ecco qua, a sorpresa, la quarta (e ultima?) puntata della serie "nel paese dei balocchi".
Purtroppo la memoria sul viaggio inizia gia' a vacillare, non sono piu' nella fase post-sbornia (la "ressaca") da viaggio, dunque devo sbrigarmi a scrivere almeno questo post!

Vi avevo promesso che avrei parlato di assuefazione, altrimenti detto coffeshop. Beh, per vostra grande delusione, non e' che ci sia molto da dire! Nella mia idea di Amsterdam non c'e' molto posto per gli spinelli... ci sono molte bicilclette, tanta acqua (non dal cielo), tante costruzioni che sembrano di lego, i tram azzuri che vanno a sassetta (qui una parentesi e' d'obbligo: gli olandesi non sanno guidare! sia gli autisti del tram che dell'autobus vanno veramente forte e fanno delle curve micidiali, ho rischiato di farmi male piu' di una volta) e suonano la trombetta, tante signorine in intimo dietro porte vetrate e, dopo molte altre cose, vengono i coffeshop. Se ne vedono parecchi in giro per la citta', spesso pero' bisogna porprio guardare attentamente l'insegna per vedere che da qualche parte c'e' scritto "coffeshop", altrimenti si scambiano per normali bar (non tutti ovviamente).
Di quando in quando passeggiando (o pedalando) per le strade (in tutte le strade, anche nei quartieri piu' "turistici") si sentivano ventate inconfondibilmente "inebrianti", cosa che non ti capita di certo in altre citta'.
Siamo anche entrati in uno di questi, uno dei piu' carini. Si chiama Buda, o Baba... che vi dicevo della memoria?! Insomma, dentro c'era gente normalissima (come mi aspettavo d'altra parte) che beveva e fumava. Ci siamo seduti, un po' incerti sul da farsi (verra' il "cameriere" - ci chiedevamo - o dobbiamo andare noi?) poi sono andato al banco e ho preso uno spinello di marjuana - 3.50 euro, pensavo di piu' - (la ragazza - peraltro gentilissima - mi ha accennato qualcosa su hashish e altre cose che non saprei ripetere, ma non ho osato tanto). Non avevamo nemmeno un accendino, l'ho dovuto chiedere ad un ragazzo seduto di fianco a me.
Una volta finito di fumare (io ho buttato fuori tutto il fumo...come si puo' vedere dalle foto qui a lato, sembra che vada a fuoco qualcosa...non sono proprio capace!) ce ne siamo andati...diciamo che preferisco una bella birra fresca!

Questo e' tutto, direi, su assuefazione & co. Vorrei invece intrattenervi un po' su usi e costumi di Amsterdam.
In qualsiasi strada, stradina, piazza e chi più ne ha più ne metta, c'è un qualche caffè o ristorante, o barachina di aringhe (rigorosamente crude! è una specialità olandese; l'ho anche provata, non è male), insomma un posto dove si mangia.
Gli olandesi non muoiono certo di fame! Nonostante questo, non abbiamo trovato nemmeno un ristorante "olandese"...sono tutti tipici di altre zone: italiani (ovviamante), una marea di ristoranti argentini e brasiliani (dove si mangia ottima carne!), molti messicani (ero in uno di quelli quando la Spagna ha vinto gli europei, sembrava di essere in Spagna, non in Olanda), qualche greco e cinese e, soprattutto, molti indonesiani, retaggio del glorioso passato coloniale della corona olandese. Devo ammettere che il cibo indonesiano non mi ha convinto per niente! Sono felice di averlo sperimentato, ma faceva proprio schifo! Tutto pieno di polvere di cocco,e altre cose dolciastre che rovinanvano completamente la base (riso e carne, che di per sè potevano essere buoni).

Pochissimi invece sono i negozi di abbigliamento, probabilmente ce ne sono più a Imola che in tutta Amsterdam. Abbiamo visto solo una strada (e non è una delle più "battute") dedicata - per così dire - ai negozi, per il resto c'è solo un grande magazzino sulla Damrak (l'arteria principale) e poco altro.
Per altro i negozi erano in uno stato veramente pietoso, incivile direi. Va detto che era periodo di saldi, ma sembrava che fossero passati i barbari: i vestiti erano più in terra che nei porta abiti (davvero, non sto esagerando). Scarpe sparse dappertutto, gente che pestava (quasi inevitabilmente) vestiti...e, la cosa che più mi ha colpito, i commessi si comportavano come se fosse tutto a posto, stavano lì con le mani in mano. Ho pensato seriamente che fosse una "usanza" olandese, quella di distruggere i negozi per i saldi....bah..proprio strani questi olandesi!

giovedì 10 luglio 2008

nel paese dei balocchi (III)

Bene bene, mettetevi pure comodi sulle vostre sedie, appoggiatevi allo schienale (se l'avete e se riuscite a leggere da quella distanza, altrimenti mettetevi gli occhiali) e preparatevi alla lettura.

Girando per le strade di Amsterdam è impressionante come, per andare in un certo qual luogo preciso, ci si ritrovi a passare da parti che si ritenevano "lontane". Ho già avuto modo di discutere questa particolarità, dovuta fondamentalmente a quattro fattori: 1 la città non è poi così grande, anzi è piccola se paragonata alle grosse capitali come Londra e Parigi; 2 non bisogna sottovalutare la potenza della bicicletta, a piedi sarebbe stato tutto un altro mondo; 3 c'è caso che sia solo una mia sensazione, magari altri non sono della stessa opinione; 4 solitamente quando si va a visitare una grande città si utilizza la metropolitana, la quale è sì molto comoda, però è tutt'altro che suggestiva e, soprattutto, ti impedisce di renderti conto di quello che ti sta passando sopra la testa.

Tutto questo macchinoso parlare serviva solo come introduzione al fatto che durante i miei giorni ad Amsterdam c'era un quartiere che più di altri aveva questo strano effetto di attrattore. Credo che abbiate già indovinato: proprio lui, il quartiere a luci rosse, o quartiere rosso o Red Light District. Non sto scherzando; nonostante sia piuttosto contenuto come dimensioni, ci capitavamo sempre dentro: pedalavi tranquillamente lungo un canale, quando ad un certo punto notavi la tipica "vetrina a luci rosse". Si tratta semplicemente di una casa come le altre (anche se le case ad Amsterdam sono già particolari di per sè) a parte il fatto che c'è una vetrina (sì sì, come fosse un negozio) che può essere sia ad altezza strada che ad un piano leggermente rialzato. Di fianco a questa vetrina c'è anche una porta completamente vetrata, e solitamente è proprio dietro questa porta (che spesso è pure aperta) che sta l'inquilina - anche in pieno giorno. Alcune le vedi sedute che mangiano, altre al telefono, la maggior parte sono appiccicate alla porta che ti guardano e si muovono da p... insomma quel che sono - il tutto rigorosamente in intimo. Dietro si scorge un letto (gli strumenti di lavoro) e un bagno.

L'atmosfera della situazione è molto surreale (per chi avesse seguito la prima puntata, faccio notare che questo è perfettamente in linea con tutto il resto che la città ha da offrire), sembra davvero di essere nel paese dei balocchi. Tra una vetrina e l'altra spuntano sexy shop sovraffollati, coffesh negozi di preservativi a tutti i gusti e misure e nel bel mezzo del quartiere - udite udite - è incastonata la Oude Kerk (la chiesa vecchia) un gioiellino di gotico nord europeo, tanto per non andare fuori tema.

La zona non è affatto mal frequentata. Sì, diciamo che c'è un leggero sbilanciamento demografico verso la popolazione maschile tra i 20 e i 40 anni, ma non di tanto, ci è pure capitato di vedere dentro a un sexy shop una coppia di (a dir poco) vecchietti che discutevano su quale dvd (ovviamente porno, che ve lo dico a fare) comprare.

Comunque il pezzo forte e più folkloristico (forse non lo ho sottolineato abbastanza: l'atmosfera è talmente surreale che prevale l'aspetto folkloristico su quello volgare) del quartiere rosso: le strade trasversali ai canali. Sono stradine piuttosto strette (e ce n'è una davvero stretta, dove si passa a piedi a fatica - ma, ahimè, non ci sono passato) ai cui lati ci sono solo vetrine (con relative porte) di signorine che ti guardano e cercano di "abbordarti". Alcune sono "al lavoro", il che si deduce dalla tenda rossa che copre completamente la visuale (e ci mancherebbe altro!).


Insomma, la conclusione è che il quartiere rosso è forse l'apoteosi di assurdità di una città completamente sopra le righe. Non solo, la città ha anche una strana proprietà di assuefazione: la prima volta rimani molto colpito dalla situazione surreale, ma te ne abitui davvero molto in fretta; quasi come se fosse roba di tutti i giorni che, passeggiando per una città, ti capiti di vedere una ragazza in intimo che ti guarda da dietro un vetro e ti fa segno di entrare.


Per quel che riguarda l'assuefazione, avrò qualcosa da dire nella prossima puntata!
Hasta la vista.

lunedì 7 luglio 2008

nel paese dei balocchi (II)


Eccomi qua con la seconda e tanto attesa parte del viaggio nella Venezia del Nord.

Nella prima parte ho tralasciato un punto fondamentale, che ha caratterizzato i miei giorni tra tutti quei canali: non riuscivo (e dubito di esserci riuscito at all ) a capire come fosse girata! Avevo la piantina e ben tre guide, ma proprio non riuscivo a venirne a capo. Il fatto è che non è come la maggior parte delle città, con un bel fiume nel mezzo, i quartieri centrali accostati al fiume e al di là i quartieri periferici (tanto per non generalizzare). La città è sul mare (in realtà non proprio, è un po' come New York, con una serie di isolette che la separano del mare - che ancora non è il mare del Nord, dato che è a sua volta separato da quest'ultimo da altre isole) e ogni volta che serviva più terra veniva scavato un canale a semicerchio: la città è così cresciuta radialmente. I quartieri però, non sono radiali, anzi hanno confini piuttosto confusi per cui non riuscivo mai capire in quale quartiere fosse la tale cosa e se fosse o meno lontana dalla tal altra. Insomma, sarò ritardato io, ma anche con una piantina sotto gli occhi, faticavo ad avere la città "sotto controllo".

Detto cio' potete ben immaginarvi il casino che ho fatto andando in bicicletta: mi pare di vedermi, in sella alla mia bicicletta, con mia sorella sempre davanti e che sembrava avere un appuntamento vitale dopo 2 minuti. Per cui io, con la guida e la cartina in mano - non chiedetemi come facessi, anche se un aiuto era il fatto che il freno fosse a pedale, cioe' si frenava pedalando all'indietro...non eccezionale per chi non e' abituato, ma molto comodo se si hanno le mani occupate :) - dovevo rincorrerla, guardare i nomi delle strade (molto complicato a velocita' superluminali) e rintracciarli nella cartina per capire dove diavolo stessimo andando. Come se non bastasse in tutto questo dovevo anche preoccuparmi di voltarmi indietro ogni tanto, per vedere se il puntino all'orizzonte potesse assomigliare a mia mamma, e stare (molto) attento ai ciclisti olandesi che, per quanto andassimo forte, non mancavano mai di suonarci e superarci (ma come facevano?!).

Immancabilmente mi capitava di capire solo molto dopo che in realta' due posti in due quartieri diversi e che pensavo molto lontani (o comunque idealmente separati) erano in realta' a poche pedalate di distanza.
Per cui spesso i miei programmi giornalieri duravano molto meno del previsto!
La conclusione e' stata che la citta' e' in realta tutto sommato piccola (o almeno lo e' la parte turisitica) e' che e' proprio a misura di bicicletta (ma non andateci mai con mia sorella!).

Ma sono sicuro che voi stavate aspettando la parte sul quartiere rosso e i coffeshop. Beh, direi che saranno senz'altro argomento della prossima puntata (mi piace sfruttare la suspense!)..ormai ci ho preso la mano, chissa' che non ne nasca un telefilm (o serie o come diavolo si chiamano oggi).

Stay tuned!

venerdì 4 luglio 2008

nel paese dei balocchi

Post dedicato a qualche commento al testè concluso viaggio ad Amsterdam.
Se ce la faccio metto pure qualche foto qui a lato...se non le vedete significa che sono stato sconfitto dal computer.

Che dire della Venezia del Nord (a dire il vero non è che mi abbia ricordato molto Venezia... lo so che c'è l'acqua, i canali e tutto il resto, ma l'atmosfera non è quella e, cosa fondamentale, a Venezia le case sono direttamente sull'acqua, mentre ad Amsterdam ce ne sono poche poche così, c'è un normale argine dei canali) : la primissima impressione, proprio appena usciti dalla stazione centrale (anche se ci si va in aereo, poi si deve prendere il treno, dato che Schipol - l'aeroporto - è fuori città) è di entrare a Disneyland. La stazione (come molti altri edifici d'altronde, anche perché l'architetto che ha fatto la stazione pare abbia fatto mezza Amsterdam) sembra proprio il castello della bella addormentata, e - tra l'altro - sembra fatta di lego, con tutti quei mattoncini piccoli e quadrati...e poi le strade: vi giuro che non ho ancora capito cosa, ma c'è qualcosa di strano in quelle strade. Forse il fatto che raramente ci sono le righe bianche, o forse che spesso sono di uno strano colore (tipo terra rossa), o forse che hanno degli spartitraffici piccoli e dello stesso colore della strada che a stento si distinguono... non so cos'è, ma c'è qualcosa che le rende finte. Insomma, ho avuto (e non solo io) la netta sensazione di stare passeggiando nell'Italia in miniatura.

Detto ciò la città è davvero carina, e neanche tanto grande (per lo meno il centro), è più o meno tutto a portata di piedi, anche se è stato molto più divertente girare in bicicletta: lo so che già lo sapete, ma lì tutti vanno in bicicletta, dal gruppo di ragazzi, al lavoratore del lunedì mattina, al manager con giacca e cravatta e con tanto di ventiquattrore nel portabagagli, proprio tutti. Tutte le strade hanno una pista ciclabile (non tutte ahimè hanno i marciapiedi!) che peraltro sembrano avere vita propria: spesso non seguono la carreggiata principale, la attraversano più volte, la lasciano in vari punti per poi reimmettersi...sono simpatiche insomma.
Se doveste mai fare un giro in questa città non preoccupatevi tanto delle macchine: state attenti alle bici (e ai tram, anche loro vanno a sassetta). Il campanello è il suono caratterisitico delle strade di Amsterdam (insieme, di nuovo, al particolare suono della trombetta dei tram, è uno strano suono, quasi rassicurante; anche in questo c'è qualcosa di favoleggiante), si sente in continuazione; un po' come il clacson a Napoli.
Il punto è che proprio se ne fregano di macchine e soprattutto dei pedoni (spesso anche dei semafori) : le bici sono le regine della strada.

Finito il capitolo bici, apriamo il capitolo olandesi. Essendo un popolo nordico, mi aspettavo una città super ordinata. perfettina pulita: e infatti è così. No, scherzavo. In effetti voglio proprio dire che la città non è pulita (non che sia particolarmente sporca, solo non spicca per pulizia) e che l'organizzazione non è il suo forte: diciamo che ci sono una serie di cose "all'italiana" che non mi sarei aspettato di trovare così a Nord.
Però gli olandesi sono simpatici (non ne abbiamo incontrati molti ad Amsterdam, è davvero una città multietnica), tutti veramente molto gentili e disponibili, sembrano quasi timidi.

Bene, ci sarebbero tante altre cose da raccontare (tra le più gettonate ci sono senz'altro il quartiere rosso e i coffeshop), ma ho già scitto molto - leggi "troppo" - e non vorrei stancarvi oltre - leggi "non ho più voglia di scrivere". Alla prossima puntata!