lunedì 2 agosto 2010

gioco delle coppie

Bene.?! Come i pochi(ssimi(ssimi(ssimi))) lettori certo sapranno, chi vi scrive è reduce (forse) da una discreta botta nella materia di cui si va parlando. Si sa, in queste circostanze è inevitabile ragionare a tema. Oddio, più che altro quel che si fa è sragionare, decisamente e direi violentemente; ma quando la testa è in casa comunque sia il pensiero rimane negli stessi paraggi della follia di cui sopra, e magari si riesce anche a pensare qualcosa di interessante, per quanto malato. Bene, quel che pare saltare agli occhi (mamma quanto è brutta questa espressione!?) è che ci dev'essere qualcosa che non va nel gioco. Non dico di innaturale, forse è fin troppo naturale anzi, ma di mmmm, come dire, sbagliato, ingiusto, che fa a pugni con la logica. D'altronde la vita è piena di esempi di questo tipo, di cose - voglio dire - che sono naturali ma che stonano, basta pensare a qualsiasi tipo di malattia, oppure semplicemente all'immagine da superquark dello gnù (di solito cucciolo, che aumenta il pathos) che viene sbranato dal coccodrillo. E' la natura, certo..ma io non vorrei essere lo gnù, e se fossi lo gnù direi che ci dev'essere qualcosa di sbagliato. Nel caso di cui si parla non si tratta di cose così brutali, nè di vita o di morte (beh, a volte sì, anzi spesso, ascoltando il tg1), ma l'inciampo rimane. Come funziona il tutto? Saltiamo le primissime fasi, diciamo il 'pre', che per ora non mi interessa, anzi mi fa pure un poco incazzare. Quindi diciamo che si decide di stare insieme. Bene, all'inizio si ha quella fase piena di, come la vogliamo chiamare, passione? come volete, l'idea è che si vive con la costante voglia - non solo voglia è più un'ossessione - di stare vicino all'altra, e di sentire e far sentire questa vicinanza..insomma si ha la costante voglia di saltare addosso all'altra (parlo al femminile per comodità e abitudine), baciare inogniddove e via discorrendo, i particolari li sapete.
Questo periodo finisce. E non dura nemmeno molto, io lo battezzerei nell'ordine di mesi, ma credo dipenda moltissimo dalle circostanze e dalle persone. Tuttavia credo di poter dire senza tema di smentita che non supera l'anno di vita. Non fraintendetemi, non sto sostenendo che dopo non ci si piaccia più o che non si abbia più voglia di fare l'amore ecc..ma non è più così, non è più un volere così forte e così esclusivo e costante. Può ricapitare, sì, anzi forse ricapita sempre nel corso della storia. Capitano slanci di passione, che è un po' come ritornare agli inizi; ma la base di questo "periodo maturo" è un qualcosa a cui sono stati dati molti nomi: il più brutto, spesso usato in tono dispregiativo, è abitudine. Il più bello è amore.
Tutto questo vale evidentemente solo se si continua a stare insieme per un periodo più o meno lungo, il che capita se si sta bene insieme. Questo è un punto fondamentale ed il requisito dell' abitudine/amore: che si stia bene l'uno con l'altra, senza incompatibilità sostanziali ecc...

Forse non sarete d'accordo nella mia definizione di abitudine/amore, e tantomeno lo sarete sul fatto che coincidano. Beh, ovviamente la mia è soprattutto una provocazione. Ma che nasconde, se ben analizzata, la verità. Vediamo, da un certo punto in poi perché si sta insieme? E' un miscuglio di affetto, attrazione fisica, attrazzione intellettuale, stima, stare bene in compagnia e, appunto, un'inerzia della vita a due, delle cose che stanno al contorno, delle cose di tutti i giorni. Viene detta abitudine, in senso dispregiativo, ma secondo me andrebbe rivalutata, non c'è nulla di male ed è la sacrosanta verità. Io tutto questo insieme lo chiamerei senza problemi amore. Oppure volete chiamare amore solo la passione di cui sopra? Va bene, basta capirsi, sono solo parole.
Ok. Siamo al punto critico. Quel che intendo è questo: in questo amore/abitudine ci si può pure stancare. Ci si può iniziare ad interrogare su quel che si vuole, sul fatto che non c'è più la passione che si diceva prima, sul fatto che ti piace anche una che passa per la strada (questo non succede all'inizio - almeno non a me), sul fatto che - appunto - la persona che hai di fianco forse è qui solo per caso e continua a starci solo per abitudine (maledetto senso dispregiativo! ma che male c'è in questo?) e tutta una serie di cose del genere. Il perché questo accada è piuttosto complicato e direi aleatorio: gioca un ruolo fondamentale l'essere o meno "pugnettari", ossia farsi problemi quando non ci sono; ma, comunque sia, l'intero processo è scatenato da un qualche evento, dal venire meno di qualche situazione "stabilizzata", dall'insinuarsi della noia nel rapporto..insomma da una serie di cose. Questo può accadere in vari momenti. Può capitare che prima che accada si decida di sposarsi, di andare a convivere e di fare un figlio. Beh se succede prima tutto questo (o forse anche solo una di queste cose) è decisamente più difficile che il senso di stanchezza sia "pericoloso" per la coppia, per ovvi motivi. Lo può essere lo stesso, esistono i divorzi e le separazioni...ma non me ne intendo molto nè direttamente, ma nemmno indirettamente, dunque mi limiterò al prima.
Dunque se succede prima è chiaro che c'è un problema. Il problema può essere del tipo: mah, io mi sono rotta (continuo a parlare al femminile, solo perché nel caso in questione io mi immedesimo con lo gnù, sto sempre con i più deboli) e chi me lo fa fare ad andare avanti. Plausibile. Oppure può capitare che, sul terreno di questa indecisione, ci si innamori di qualcun altro; con la qual cosa intendo che quella passione di prima viene indirizzata verso qualcun altro. Oppure ci si può tenere questa indecisione finché passa, se passa. Oppure, cosa alquanto squallida, ma nondimeno in molti casi valida, si può addirittura tentare un passo avanti.

Il punto che vorrei sottolineare è che si tratta di qualcosa di assolutamente normale, nel senso di naturale. Fondamentalmente si tratta di fortuna ad azzeccare i tempi giusti, ma credo che nella maggioranza dei casi sia semplicemente un convivere con questa indecisione finchè non passa (che poi forse non passa, ma si dimentica e rimane lì da qualche parte, come la passione).

Ma in tutto ciò, dove sta lo gnù? Beh è chiaro, lo gnù è colui che viene lasciato nel bel mezzo del suo periodo di amore/abitudine, senza essere in nessuna indecisone particolare (se lo fosse non sarebbe gnù), ma anzi con progetti e speranze per il futuro, o anche solo con l'idea decisamente calcificata di avere quel qualcuno accanto. La beffa è che quando lo gnù diventa gnù, salta fuori anche quella nostra amica di prima, la passione, a rendere le cose decisamente più difficili, come se non fosse già sufficiente l'essere sbranato.

Bene, non vi sembra anche a voi che qui ci sia qualcosa che non va?

Beh, per dirla propio tutta bisognerebbe spendere due parole anche sul coccodrillo. C'è da dire, in effetti, che anche il lasciante, se ha un minimo di intelligenza e di sensibilità, non se la passa proprio bene. Perché evidentemente il problema è tale anche per lui (all'inizio solo per lui) ed è fondamentalmente lui che deve decidere il da farsi e ancora è lui che sentirà il peso del senso di colpa. E dopotutto, anche lui "deve" rinunciare ad una storia importante, tutto per una indecisione su cui è inciampato.

Quindi per qualcosa che non va intendo questa fragilità intrinseca del rapporto, il fatto che basti così poco a farsi un male tremendo. Questo dolore così facile e così, ormai, digerito che tutti ti dicono, beh dai, vedrai che passa. Ma no cazzo! Non va bene così, non può essere così..io mi rifiuto di pensare che questa sia la "normalità" e se lo è maledico la naura o chi per lei che ci ha fatti in questa maniera subdola e dolorosa, troppo dolorosa.



Nota a margine: a una prima lettura tutto questo può sembrare alquanto cinico e freddo. Io non lo credo affatto. Si tratta semplicemente di essere sereni con se stessi e capire che non c'è nulla di male in questa analisi, nulla, tranne l'ultimo punto ovviamente, lo gnù e il coccodrillo. Lì sì che c'è un inciampo.
Perché questa analisi non toglie nulla alla bellezza di stare insieme! Non c'è bisogno di pensare di avere a fianco il partner predestinato per stare bene insieme. Non c'è bisogno di pensare che la persona che hai di fianco forse magari sarebbe stata meglio con qualcun altro, allora magari forse se...la persona che si ha di fianco è speciale proprio per questo motivo, perché è lì ed è lì perché lo ha voluto e continua a volerlo, questo lo rende unico per te. Non c'è bisogno di pensare che esista un sentimento superiore che o c'è o non c'è, quasi si avesse un pulsante e se c'è allora va bene si può stare insieme, mentre se non c'è guai.
Non c'è bisogno di pensare che la passione quella sì è il vero sentimento e quando quella non c'è più allora è l'inizio della fine, e che in una vera storia la passione deve rimanere sempre...ma ve la immaginate una storia tutta come i primi mesi? a me stancherebbe di più quella, non so a voi. E' bello che le cose cambino, è bello abituarsi (sì, voglio proprio usarlo questo verbo) all'altra persona, è bello averla di fianco a dormire nel letto senza avere il chiodo fisso..vabbeh, avete capito (stavo per essere volgare), solo averla lì, guardarla ogni tanto.
Non c'è motivo di pensare che se si sta bene a fare le cose di tutti i giorni, che se si è a proprio agio ad andare a fare la spesa l'uno con l'altra, e che se questo crea una parte stessa del legame allora bisogna aver paura che sia abitudine, oddio abitudine non sia mai. Questo è il bello dello stare insieme.
Insomma, si tratta di capire e accettare che c'è meno stregoneria e più semplicità in quello che si chiama amore.


Altra Nota: c'è un punto chiave in tutto questo (molti più di uno, ma lasciatemi dire) ed è l'essere pugnettari. E' chiaro a tutti che questo gioco delle coppie è qualcosa di quantomai delicato, da prendere con i guanti (e qui appunto - come dicevo poco fa - sta gran parte della illogicità, dovrebbe essere una cosa forte, robusta, stabile...e non lo è, non lo è mai). Uno dei pericoli è proprio il "farsi domande". Mi viene in mente, non so perché, quel Fantozzi in cui sono al giapponese e c'è il tizio del tavolo di fianco che gli dice Non faccia domande, mangi e basta. Ecco, uguale. In amore non bisognerebbe mai farsi troppe domande "razionali". Non bisognerebbe mai cercare di capire troppo. Perché è un giochino fragile, e se vuoi vedere come funziona, finisce che lo rompi. Bisogna avere una buona dose di incoscienza e semplicemente, stare al gioco. Per avere uno sguardo razionale (come ho tentato di fare in queste pagine) bisogna essere sufficientemente bardati, avere il pelo nello stomaco per sopportare che sia così senza buttare per aria la tavola e dire, beh io non gioco più.