Sapete, a volte mi sento inadatto. Proprio così. E il senso preciso in cui percepisco questa 'inadattezza' è forse più centrato dall'inglese unfitness. La natura ha deciso che i più adatti debbano andare avanti: 'survival of the fittest'. Inadatto.
Non c'è nulla da fare, la natura ha inserito la larva della competizione troppo all'interno della trama stessa dell'esistere, perché si possa avere la pretesa di eluderla, di scardinarla e di vivere per condividere qualcosa piuttosto che per vincere qualcosa. Perché semplicemente vivere è combattere per vincere. Chi prova diversamente, chi cerca di stare fuori dal gioco, nel gioco ci cade eccome, e perde.
Chi non riesce non dico a vincere, ma nemmeno a combattere per provarci...questo è la quintessenza dell'inadatto.
E se il mondo di oggi ha tanti pregi -- e di certo non è giusto vomitarci sopra, come spesso si è tentati, chissà perché, di fare, con la sconfinata abitudine di vantarsi delle proprie sfortune -- ha però il difetto di aver reso vani tutti i tentativi che finora gli uomini (o alcuni uomini) hanno fatto per abitare un mondo nel quale il principio non fosse che è il più forte ad avere sempre la meglio. Discorso banalotto, lo so, ma da quando in qua banale è sinonimo di sbagliato? Anzi, credo che bisognerebbe avere il coraggio di
affrontare di più le questioni 'banali', piuttosto che incunearsi nei meandri della 'cervelloticità' e dell'intellettualismo.
Dunque, la società ha seguito quel principio di adattamento, per cui c'è chi vince e chi perde, e vincere è meglio. Si potrebbe obiettare su ciò. Si potrebbe dire che le possibilità oggigiorno per i più 'deboli' o per coloro che stanno più in basso nella scala sociale sono infinitamente più alte che in passato. E' vero, ma -- a ben guardare -- questo non ha scalfito il principio in sé, semplicemente è cambiato il concetto di 'debole' e sono cambiati, in parte, i mezzi con cui si scala la montagna del successo e in genere dell'essere un buon cittadino.
Ma il principio è sempre quello: tutti giocano, molti perdono, pochi vincono.
Non c'è nulla di male né di bene in questo, è così e basta. No, scusate ma non sono d'accordo, c'è di male e molto. Ed è qualcosa che si sente, dentro, qualcosa che stride, qualcosa che suona male, una dissonanza, un'alterazione.
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