mi è venuto in mente un altro esempio (di quello scritto qui sotto) che mi piace: i nomi.
l'altro giorno ho visto una foglia sulla terrazza. era una foglia di ginko biloba. e non ricordavo di averne visti (di ginko dico) lì intorno, quindi mi sono messo a guardare giù dalla terrazza tutti quanti gli alberi per vedere se riuscivo a beccarla. non l'ho trovata, ma è stato carino stare un po' lì a guardare tutti gli alberi, tigli, aceri, magnolie. ed è finita lì.
più tardi --o forse subito-- mi sono sorpreso a pensare che senso possa avere sapere il nome degli alberi. uno sa il nome degli alberi e ha la parvenza di conoscerli, ma non è vero. non è che perché so che quel tale albero si chiama ginko biloba io conosca meglio quell'albero o quella specie. per conoscerla dovrei sapere come sono fatte le foglie, i fiori, qual è la sua storia, dove vive..e così via, il nome è una convenzione che non ha sostanza.
bene, non fa una piega, tutto vero (sono un nominalista convinto, come più o meno tutti immagino).
d'altra parte, nonostante non contenga alcuna informazione sul 'chi sia' quell'albero, il nome è importante. senza sapere i nomi io non mi sarei soffermato su quella foglia, sorpreso di vederla lì. non mi sarei guardato in giro, eccetera...conoscere il nome di qualcosa non vuol dire conoscerla, certo; ma non la si può conoscere se prima non la si addomestica, la si avvicina, nominandola. conoscere i nomi a questo serve, a renderci domestico un qualcosa che prima non lo era..è un avvicinamento alla cosa, indispensabile alla conoscenza 'sostanziale', è un pacchetto che può sembrare rigorosamente superfluo e invece è spesso il lasciapassare di quel che importa.
e devo ammettere che questa convinzione --di questo si tratta-- mi rende i nomi molto simpatici, mi sembrano quasi un modo per rendere più intimo e meno lontano tutto quanto ci sta intorno...e invece che vederli come etichette, mi sembrano più come bigliettini che accompagnano un regalo.
l'altro giorno ho visto una foglia sulla terrazza. era una foglia di ginko biloba. e non ricordavo di averne visti (di ginko dico) lì intorno, quindi mi sono messo a guardare giù dalla terrazza tutti quanti gli alberi per vedere se riuscivo a beccarla. non l'ho trovata, ma è stato carino stare un po' lì a guardare tutti gli alberi, tigli, aceri, magnolie. ed è finita lì.
più tardi --o forse subito-- mi sono sorpreso a pensare che senso possa avere sapere il nome degli alberi. uno sa il nome degli alberi e ha la parvenza di conoscerli, ma non è vero. non è che perché so che quel tale albero si chiama ginko biloba io conosca meglio quell'albero o quella specie. per conoscerla dovrei sapere come sono fatte le foglie, i fiori, qual è la sua storia, dove vive..e così via, il nome è una convenzione che non ha sostanza.
bene, non fa una piega, tutto vero (sono un nominalista convinto, come più o meno tutti immagino).
d'altra parte, nonostante non contenga alcuna informazione sul 'chi sia' quell'albero, il nome è importante. senza sapere i nomi io non mi sarei soffermato su quella foglia, sorpreso di vederla lì. non mi sarei guardato in giro, eccetera...conoscere il nome di qualcosa non vuol dire conoscerla, certo; ma non la si può conoscere se prima non la si addomestica, la si avvicina, nominandola. conoscere i nomi a questo serve, a renderci domestico un qualcosa che prima non lo era..è un avvicinamento alla cosa, indispensabile alla conoscenza 'sostanziale', è un pacchetto che può sembrare rigorosamente superfluo e invece è spesso il lasciapassare di quel che importa.
e devo ammettere che questa convinzione --di questo si tratta-- mi rende i nomi molto simpatici, mi sembrano quasi un modo per rendere più intimo e meno lontano tutto quanto ci sta intorno...e invece che vederli come etichette, mi sembrano più come bigliettini che accompagnano un regalo.