Mi piacerebbe sapere se vi capita mai la seguente cosa:
passate un periodo tutto sommato tranquillo, da tutti i punti di vista, con impegni sufficientemente 'radi' o comunque con una scadenza sufficientemente lontana per potervi permettere di non lavorarci anche la sera, ad esempio, o comunque tale che non vi frulli per il cervello quasi constantemente.
In quel periodo avete tempo anche di fare altro, di pensare ad altro, di *cazzeggiare*, semplicemente. E magari vi vengono idee, ispirate dal libro che avete il tempo di leggere, e magari avete voglia di scriverle, di rielaborarle in qualche modo, e vi sentite 'crescere', sentite che si aggiungono dei pezzetti dentro di voi.
Poi il periodo finisce. Ogni buco della giornata è preso, si fanno un sacco di robe, che magari vi rendono anche fieri e vi fanno sentire bene...però, quando avete un attimo il tempo di tirare il fiato e guardarvi attorno..non vi trovate. Guardate nella vostra testa e non c'è nulla. Sì, certo, c'è che oggi avete fatto questo e quest'altro, e che quella persona vi ha detto la tale cosa, e che domani mattina dovete presentare la tal altra..ma voi, voi non ci siete. E vi rendete conto per un attimo, che tutte quelle cose frenetiche che avete fatto, non le avete fatte *davvero* consapevolmente, semplicemente le avete vomitate. E allora vi ricordate del periodo tranquillo, di quante idee, di quante strutture vi si formavano nella testa, quanti collegamenti tra le cose che vi succedevano e che leggevate sui giornali, sui libri o sentivate alla radio (tutte cose che ora non avete il tempo di fare, oppure anche sì, ma sempre di fretta, male e quasi perché vi sentite in *dovere* di farlo) di quale rete c'era dentro di voi che vi faceva essere consapevoli di quello che facevate, davvero.
Vi capita? davvero, mi interessa
Non so se la conclusione sia che è sempre positivo avere del tempo per oziare, oppure se è giusto avere periodi alterni, per poter davvero capire cosa si sta vivendo.
Comunque sia, e questo non me lo toglierà dalla testa nessuno (tanto più che oramai è diventato un lietmotiv di quel che dico e lo ripropongo in varie forme più o meno mascherato -- e comunque non è farina del mio sacco, come quasi nulla peraltro) sono convinto che l'ozio, l'avere poco da fare, l'avere il tempo di perdere tempo...ecco, questo: E' fondamentale. Ed è anche produttivo, a suo modo: da' all'individuo quella visione di lungo respiro che non avrebbe mai vivendo tutti i giorni a mo' di ricetta da eseguire. E questo è solo positivo, significa farsi una struttura interna, una coscienza, una morale., che permette poi di scegliere quali ricette si è disposti a cucinare e quali sono invece contro quello che noi siamo e che quindi vomiteremmo e basta.
passate un periodo tutto sommato tranquillo, da tutti i punti di vista, con impegni sufficientemente 'radi' o comunque con una scadenza sufficientemente lontana per potervi permettere di non lavorarci anche la sera, ad esempio, o comunque tale che non vi frulli per il cervello quasi constantemente.
In quel periodo avete tempo anche di fare altro, di pensare ad altro, di *cazzeggiare*, semplicemente. E magari vi vengono idee, ispirate dal libro che avete il tempo di leggere, e magari avete voglia di scriverle, di rielaborarle in qualche modo, e vi sentite 'crescere', sentite che si aggiungono dei pezzetti dentro di voi.
Poi il periodo finisce. Ogni buco della giornata è preso, si fanno un sacco di robe, che magari vi rendono anche fieri e vi fanno sentire bene...però, quando avete un attimo il tempo di tirare il fiato e guardarvi attorno..non vi trovate. Guardate nella vostra testa e non c'è nulla. Sì, certo, c'è che oggi avete fatto questo e quest'altro, e che quella persona vi ha detto la tale cosa, e che domani mattina dovete presentare la tal altra..ma voi, voi non ci siete. E vi rendete conto per un attimo, che tutte quelle cose frenetiche che avete fatto, non le avete fatte *davvero* consapevolmente, semplicemente le avete vomitate. E allora vi ricordate del periodo tranquillo, di quante idee, di quante strutture vi si formavano nella testa, quanti collegamenti tra le cose che vi succedevano e che leggevate sui giornali, sui libri o sentivate alla radio (tutte cose che ora non avete il tempo di fare, oppure anche sì, ma sempre di fretta, male e quasi perché vi sentite in *dovere* di farlo) di quale rete c'era dentro di voi che vi faceva essere consapevoli di quello che facevate, davvero.
Vi capita? davvero, mi interessa
Non so se la conclusione sia che è sempre positivo avere del tempo per oziare, oppure se è giusto avere periodi alterni, per poter davvero capire cosa si sta vivendo.
Comunque sia, e questo non me lo toglierà dalla testa nessuno (tanto più che oramai è diventato un lietmotiv di quel che dico e lo ripropongo in varie forme più o meno mascherato -- e comunque non è farina del mio sacco, come quasi nulla peraltro) sono convinto che l'ozio, l'avere poco da fare, l'avere il tempo di perdere tempo...ecco, questo: E' fondamentale. Ed è anche produttivo, a suo modo: da' all'individuo quella visione di lungo respiro che non avrebbe mai vivendo tutti i giorni a mo' di ricetta da eseguire. E questo è solo positivo, significa farsi una struttura interna, una coscienza, una morale., che permette poi di scegliere quali ricette si è disposti a cucinare e quali sono invece contro quello che noi siamo e che quindi vomiteremmo e basta.
1 commento:
è quello che ho pensato sempre anche io. essere sempre impegnati aiuta a non pensare e conosco tante persone che lo fanno (più o meno)consapevolmente. se vivi solo fuori da te stesso sei destinato a non conoscerti mai veramente. insomma, ben detto.
Posta un commento