Bene bene, mettetevi pure comodi sulle vostre sedie, appoggiatevi allo schienale (se l'avete e se riuscite a leggere da quella distanza, altrimenti mettetevi gli occhiali) e preparatevi alla lettura.
Girando per le strade di Amsterdam è impressionante come, per andare in un certo qual luogo preciso, ci si ritrovi a passare da parti che si ritenevano "lontane". Ho già avuto modo di discutere questa particolarità, dovuta fondamentalmente a quattro fattori: 1 la città non è poi così grande, anzi è piccola se paragonata alle grosse capitali come Londra e Parigi; 2 non bisogna sottovalutare la potenza della bicicletta, a piedi sarebbe stato tutto un altro mondo; 3 c'è caso che sia solo una mia sensazione, magari altri non sono della stessa opinione; 4 solitamente quando si va a visitare una grande città si utilizza la metropolitana, la quale è sì molto comoda, però è tutt'altro che suggestiva e, soprattutto, ti impedisce di renderti conto di quello che ti sta passando sopra la testa.
Tutto questo macchinoso parlare serviva solo come introduzione al fatto che durante i miei giorni ad Amsterdam c'era un quartiere che più di altri aveva questo strano effetto di attrattore. Credo che abbiate già indovinato: proprio lui, il quartiere a luci rosse, o quartiere rosso o Red Light District. Non sto scherzando; nonostante sia piuttosto contenuto come dimensioni, ci capitavamo sempre dentro: pedalavi tranquillamente lungo un canale, quando ad un certo punto notavi la tipica "vetrina a luci rosse". Si tratta semplicemente di una casa come le altre (anche se le case ad Amsterdam sono già particolari di per sè) a parte il fatto che c'è una vetrina (sì sì, come fosse un negozio) che può essere sia ad altezza strada che ad un piano leggermente rialzato. Di fianco a questa vetrina c'è anche una porta completamente vetrata, e solitamente è proprio dietro questa porta (che spesso è pure aperta) che sta l'inquilina - anche in pieno giorno. Alcune le vedi sedute che mangiano, altre al telefono, la maggior parte sono appiccicate alla porta che ti guardano e si muovono da p... insomma quel che sono - il tutto rigorosamente in intimo. Dietro si scorge un letto (gli strumenti di lavoro) e un bagno.
L'atmosfera della situazione è molto surreale (per chi avesse seguito la prima puntata, faccio notare che questo è perfettamente in linea con tutto il resto che la città ha da offrire), sembra davvero di essere nel paese dei balocchi. Tra una vetrina e l'altra spuntano sexy shop sovraffollati, coffesh negozi di preservativi a tutti i gusti e misure e nel bel mezzo del quartiere - udite udite - è incastonata la Oude Kerk (la chiesa vecchia) un gioiellino di gotico nord europeo, tanto per non andare fuori tema.
La zona non è affatto mal frequentata. Sì, diciamo che c'è un leggero sbilanciamento demografico verso la popolazione maschile tra i 20 e i 40 anni, ma non di tanto, ci è pure capitato di vedere dentro a un sexy shop una coppia di (a dir poco) vecchietti che discutevano su quale dvd (ovviamente porno, che ve lo dico a fare) comprare.
Comunque il pezzo forte e più folkloristico (forse non lo ho sottolineato abbastanza: l'atmosfera è talmente surreale che prevale l'aspetto folkloristico su quello volgare) del quartiere rosso: le strade trasversali ai canali. Sono stradine piuttosto strette (e ce n'è una davvero stretta, dove si passa a piedi a fatica - ma, ahimè, non ci sono passato) ai cui lati ci sono solo vetrine (con relative porte) di signorine che ti guardano e cercano di "abbordarti". Alcune sono "al lavoro", il che si deduce dalla tenda rossa che copre completamente la visuale (e ci mancherebbe altro!).
Insomma, la conclusione è che il quartiere rosso è forse l'apoteosi di assurdità di una città completamente sopra le righe. Non solo, la città ha anche una strana proprietà di assuefazione: la prima volta rimani molto colpito dalla situazione surreale, ma te ne abitui davvero molto in fretta; quasi come se fosse roba di tutti i giorni che, passeggiando per una città, ti capiti di vedere una ragazza in intimo che ti guarda da dietro un vetro e ti fa segno di entrare.
Per quel che riguarda l'assuefazione, avrò qualcosa da dire nella prossima puntata!
Hasta la vista.
Girando per le strade di Amsterdam è impressionante come, per andare in un certo qual luogo preciso, ci si ritrovi a passare da parti che si ritenevano "lontane". Ho già avuto modo di discutere questa particolarità, dovuta fondamentalmente a quattro fattori: 1 la città non è poi così grande, anzi è piccola se paragonata alle grosse capitali come Londra e Parigi; 2 non bisogna sottovalutare la potenza della bicicletta, a piedi sarebbe stato tutto un altro mondo; 3 c'è caso che sia solo una mia sensazione, magari altri non sono della stessa opinione; 4 solitamente quando si va a visitare una grande città si utilizza la metropolitana, la quale è sì molto comoda, però è tutt'altro che suggestiva e, soprattutto, ti impedisce di renderti conto di quello che ti sta passando sopra la testa.
Tutto questo macchinoso parlare serviva solo come introduzione al fatto che durante i miei giorni ad Amsterdam c'era un quartiere che più di altri aveva questo strano effetto di attrattore. Credo che abbiate già indovinato: proprio lui, il quartiere a luci rosse, o quartiere rosso o Red Light District. Non sto scherzando; nonostante sia piuttosto contenuto come dimensioni, ci capitavamo sempre dentro: pedalavi tranquillamente lungo un canale, quando ad un certo punto notavi la tipica "vetrina a luci rosse". Si tratta semplicemente di una casa come le altre (anche se le case ad Amsterdam sono già particolari di per sè) a parte il fatto che c'è una vetrina (sì sì, come fosse un negozio) che può essere sia ad altezza strada che ad un piano leggermente rialzato. Di fianco a questa vetrina c'è anche una porta completamente vetrata, e solitamente è proprio dietro questa porta (che spesso è pure aperta) che sta l'inquilina - anche in pieno giorno. Alcune le vedi sedute che mangiano, altre al telefono, la maggior parte sono appiccicate alla porta che ti guardano e si muovono da p... insomma quel che sono - il tutto rigorosamente in intimo. Dietro si scorge un letto (gli strumenti di lavoro) e un bagno.
L'atmosfera della situazione è molto surreale (per chi avesse seguito la prima puntata, faccio notare che questo è perfettamente in linea con tutto il resto che la città ha da offrire), sembra davvero di essere nel paese dei balocchi. Tra una vetrina e l'altra spuntano sexy shop sovraffollati, coffesh negozi di preservativi a tutti i gusti e misure e nel bel mezzo del quartiere - udite udite - è incastonata la Oude Kerk (la chiesa vecchia) un gioiellino di gotico nord europeo, tanto per non andare fuori tema.
La zona non è affatto mal frequentata. Sì, diciamo che c'è un leggero sbilanciamento demografico verso la popolazione maschile tra i 20 e i 40 anni, ma non di tanto, ci è pure capitato di vedere dentro a un sexy shop una coppia di (a dir poco) vecchietti che discutevano su quale dvd (ovviamente porno, che ve lo dico a fare) comprare.
Comunque il pezzo forte e più folkloristico (forse non lo ho sottolineato abbastanza: l'atmosfera è talmente surreale che prevale l'aspetto folkloristico su quello volgare) del quartiere rosso: le strade trasversali ai canali. Sono stradine piuttosto strette (e ce n'è una davvero stretta, dove si passa a piedi a fatica - ma, ahimè, non ci sono passato) ai cui lati ci sono solo vetrine (con relative porte) di signorine che ti guardano e cercano di "abbordarti". Alcune sono "al lavoro", il che si deduce dalla tenda rossa che copre completamente la visuale (e ci mancherebbe altro!).
Insomma, la conclusione è che il quartiere rosso è forse l'apoteosi di assurdità di una città completamente sopra le righe. Non solo, la città ha anche una strana proprietà di assuefazione: la prima volta rimani molto colpito dalla situazione surreale, ma te ne abitui davvero molto in fretta; quasi come se fosse roba di tutti i giorni che, passeggiando per una città, ti capiti di vedere una ragazza in intimo che ti guarda da dietro un vetro e ti fa segno di entrare.
Per quel che riguarda l'assuefazione, avrò qualcosa da dire nella prossima puntata!
Hasta la vista.
4 commenti:
Bazza. Già organizzate e prenotate le prossime vacanze, e senza neanche leggere il capitolo IV, che comunque attendo con ansia!
Definitivamente una gran bella città!
Ma foto + grandi? niente eh? Dai jack, non vorrai tenertele solo per te?!?
No, mi spiace ma le foto proprio non le ho, semplicemente perché non si possono fare! (ti fanno la multa se ti pigliano e ci sono anche un sacco di telecamere qua e là). Le foto che sono qui le ho prese da internet.
Ciao ciao
Devo dire che la descrizione di questa terza parte del paese dei balocchi,l'hai fatta in maniera mooolto esauriente e dettagliata...sei stato mooolto attento, bravo! come ogni professionista che si rispetti della Lonely Planet.
Come sempre aspetto con ansia la 4 puntata, questo resoconto mi appassiona molto come uno dei tanti telefilm che seguo.
Ok, le foto delle donnine nude, no, ma le foto di te fumato con gli occhi rossi, sì!!!
moncler piumini Lovere non è un paese qualunque, il piccolo borgo ai piedi delle prealpi bergamasche è infatti la città origine di Giovanni Rosa, il Re dei Manichini.
è proprio qui, tra lago e montagne, che inizia la storia dei Manichini La Rosa, celebre azienda italiana che nel suo itinerario secolare ha radicalmente trasformato il concetto di manichino, riscoprendo un oggetto che fino a quel momento era inespressivo, smorto, freddo moncler sito ufficiale.
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