martedì 3 giugno 2008

I Limoni

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
piú chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piú languisce.

Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.

Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.

I Limoni (Ossi di Seppia) - E. Montale

Bene bene, copiando spudoratamente da questo blog (che ho trovato casualmente sulla rete), copiando - dicevo - da quel blog, ho deciso di incominciare questa nuova rubrica che ho intitolato molto originalmente (si dice 'originalmente'? bah?!) "Angolo poetico" (si cercano nomi migliori per cui buttatevi pure)...mi sono di nuovo perso, devo smettere di fare parentesi. Allora stavo dicendo che ho iniziato questa nuova rubrica, che ha come oggetto delle poesie. Poesie che mi piacciono particolarmente, ma ne metterò (forse - niente da fare, le parentesi mi attirano proprio) anche di quelle che non mi piacciono particolarmente (cioè che mi fanno schifo) tentando di spiegarne il perché. Chiaramente l'idea sarebbe poi di esporre cosa (non) mi piace di quella poesia e di avere commenti in riguardo (magari!).

Dopo questa dichiarazione veniamo a "I Limoni"
Spero che prima di essere arrivati qui abbiate letto attentamente tutta (non un po' qui e là, magari saltando qualche verso, intendo proprio tutta) la poesia.
Vorrei soffermarmi sulle ultime due strofe (non voglio scrivere un tema, voglio solo spiegare cosa mi interessa particolarmente di questa poesia).

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.

Non è capitato anche a voi? In momenti in cui non state facendo nulla di particolare (lo so non ne avete molti, ma ogni tanto vi capiterà) la testa incomincia a "girare" per i fatti suoi e va ad incunearsi in pensieri "sopra le righe" per così dire; non si sofferma su "devo assolutamente comprare lo shampoo, che l'ho finito" e nemmeno su "porca ... - oppure beep se preferite, il concetto è una parola poco carina, qualsivolgia - non ne ho per niente voglia di andare a lavorare, me sto qui sul divano a dormire", attimi, istanti nei quali sembra quasi di essere lì lì per capire, per stracciare il "velo di carta" e dire "ecco, finalmente ho scoperto il trucco!", il senso delle cose...o meglio, non tanto il senso delle cose, quanto un punto fermo, una certezza, uno scoglio sicuro nel mare dubbioso e scivoloso dell'esistenza.
Sono attimi illuminati, come una fotografia, un flash sul mondo che però è subito andato e la vita ci re-inghiotte con il pensiero del domani, di cosa mangiare questa sera, dei jeans da comperare, delle cose da fare...da fare ma senza aver capito perché e, questo è il vero dramma (o forse la fortuna, altrimenti saremmo già da tempo più che estinti) senza nemmeno più avere in mente che quel perché non lo sappiamo; meccanicamente ci trasciniamo, come un disco che gira.

Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.



2 commenti:

Silvia ha detto...

Ti rispondo con altre riflessioni. Prima la 'tesi complottista' ;)

Antologia di Spoon River

Thomas Rhodes

Benissimo, voi liberali,
esploratori della vita spirituale,
voi che passate tra le vette della fantasia,
sospinti da correnti errabonde, precipitando in secche d'aria,
voi Matgaret Fuller Slack, voi Petit,
e Tennessee Clafin Shope-
voi scopriste alla fine,
con tutta la vostra saggezza,
quant'è difficile evitare che l'anima si disperda in frammenti.
Mentre noi, cercatori di tesori terrestri,
procacciatori e accumulatori d'oro,
siamo padroni di noi stessi, coerente, armoniosi,
fino all'ultimo istante.

..e ora le tesi più vicine a ciò che penso io:

Seth Compton

Quando morii, la biblioteca circolante
che avevo fondato a Spoon River,
e diretto per il bene delle menti avide di sapere,
fu venduta all’asta sulla pubblica piazza
come per distruggere le ultime vestigia
della mia memoria ed influenza.
Fra quelli di voi che non capivano l’importanza
di conoscere Le rovine di Volney o l’Analogy di Butler
e il Faust o Evangeline,
c’erano i veri potenti del villaggio,
e spesso mi chiedevate:
«A che serve conoscere i mali del mondo?».
Ora mi sono tolto di mezzo, Spoon River,
scegli il tuo bene e chiamalo il bene.
Perché non sono riuscito a farti capire
che nessuno sa cos’è il bene
se non sa cos’è il male;
e nessuno sa cos’è il vero
se non sa cos’è il falso.

Dippold, l'ottico

Che cosa vedete adesso?
Globi di rosso, giallo, porpora.
Un momento! E adesso?
Mio padre e mia madre e le mie sorelle.
Bene! E ora?
Cavalieri in armi, donne bellissime, visi delicati.
Provate questa.
Un campo di grano—una città.
Molto bene! E ora?
Una giovane donna e angeli chini su di lei.
Una lente più forte! E ora?
Molte donne dagli occhi luminosi e le labbra socchiuse.
Provate questa.
Un bicchiere su un tavolo, nient’altro.
Ah, capisco! Provate questa lente!
Solo uno spazio aperto—non vedo niente di particolare.
Bene, e ora!
Pini, un lago, un cielo d’estate.
Va meglio. E adesso?
Un libro.
Leggetemi una pagina.
Non posso. I miei occhi sono attratti oltre la pagina.
Provate questa lente.
Abissi d’aria.
Magnifico! E ora?
Luce, soltanto luce, che trasforma tutto il mondo sottostante in giocattolo.
Benissimo, faremo gli occhiali così.

Unknown ha detto...

capisco ora quel che volevi dirmi